GLI ULTIMI

Il titolo "GLI ULTIMI" si riferisce a querllo del film che Padre David Maria Turoldo girò nel 1962 . Esso tratta dell'emigrazione degli italiani, in particolare dei friulani e "ULTIMI" sono coloro che non si arrendono e che , nonostante la vita dura rimangono legati alle loro radici ed alla propria terra
e non partono.

lunedì 26 dicembre 2016

A FLAVIANO

Flavio ( el  Vavo)
 il quarto stato

 Di noi ciascuno reca l’impronta
 dell’amico incontrato per via,
in ognuno la traccia di ognuno.         
 Primo Levi



Nasce a Bardolino il 19 marzo 1945
da mamma Crescenzia (la Cencia) e da Antonio (el Toni)
dopo Alessandro (el Sandrino) e prima di Giancarlo (el Gianca).






Sono gli anni difficili del primo dopoguerra e molti, come i suoi genitori,
sono costretti ad emigrare per guadagnare di che vivere.




Non è però facile togliergli il sorriso né l’entusiasmo:
si rivela già da ragazzino ciarliero e di carattere estroverso.

Si trasferisce a Verona con la famiglia e termina gli studi presso l’Istituto Tecnico.




Arrivano gli anni caldi delle lotte studentesche, delle occupazioni delle fabbriche de cortei e altre manifestazioni di protesta e a Verona, come a Milano, dove trova lavoro, resta vivace il suo impegno politico.

Mantiene i contatti con alcuni amici di Verona e con  suoi coetanei di Bardolino. E’ particolarmente legato alla “Festa dell’uva” ed alla sua organizzazione, in cui esprime la sua vena artistica.


Soprattutto negli ultimi anni in prossimità della pensione, partecipa volentieri alle cene annuali della classe.

La vita non gli risparmia lutti, delusioni nè separazioni ma l’incontro con Carla gli permette di riprendersi la voglia di godere delle gioie che la  vita stessa, come toglie, sa anche dare.

Poi inattesa, la malattia, il dolore, l’impotenza, le domande.


Ora il siilenzio ha preso il posto delle parole e il cuore è colmo del dolore per la sua assenza .



XCIV Canto

P. Neruda

Se muoio...

Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi,
non voglio che muoia la mia eredità di gioia,
non bussare al mio petto, sono assente.
Vivi nella mia assenza come in una casa.

E’ una casa sì grande l’assenza
che entrerai in essa attraverso i muri
e appenderai i quadri nell’aria.

E’ una casa sì trasparente l’assenza
che, senza vita io, ti vedrò vivere

e se soffri,amore mio, morirò nuovamente.


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