GLI ULTIMI

Il titolo "GLI ULTIMI" si riferisce a querllo del film che Padre David Maria Turoldo girò nel 1962 . Esso tratta dell'emigrazione degli italiani, in particolare dei friulani e "ULTIMI" sono coloro che non si arrendono e che , nonostante la vita dura rimangono legati alle loro radici ed alla propria terra
e non partono.

giovedì 17 settembre 2009

MI CHIAMO RIGOBERTA MENCHU'




Ballata di DAVID M. TUROLDO

Gente, uomini che non avete importanza
voi giovani che non sapete che fare
in cosa credere ( e voi
drogati smettetela! ) anche voi
ragazzi e ragazze di tutte le città
gente con le mani in mano dal primo
mattino a notte, tutto
il giorno oziosi sulle piazze
gente senza ruolo, senza una ragione di vivere ( vivere
perché ? ) gente perfino
stanca di procreare, stanca
di fare al’amore: avanti
di suicidarvi, avanti che diciate
tutti “non c’è niente, non c’è niente
da fare, il Palazzo non farà mai
una crepa!” ecco, non ridete
e neppure pensate che sia
questo un delirio: invece
è un sogno, un lucido
e consapevole sogno
reale e possibile!

Prima leggete “ Mi chiamo
Rigoberta Menchù”! Poi
a lettura finita ( mangiato
il libro, come dice la Bibbia)
andate in giro per tutte le strade
portando solo la scritta “ Mi chiamo
Rigoberta Menchù” , o dicendo a tutti
appena questo: “ Mi chiamo Rigoberta”
tutti con cartelli alzati, a voce
a piena voce tutti a dire
per tutte le strade e sotto tutti
i Palazzi e le Case Bianche del mondo
e le cattedrali e gli Episcopi
tutti a dire solo questo “ Mi chiamo
Rigoberta Menchù”, appena
uno, prima, poi due, poi cinque
e cento e mille e migliaia
a gruppi, in coro, a gran voce
da riempire le piazze, da uccidere
ogni altro fragore e poi
il silenzio, un grande
improvviso silenzio che faccia
paura! E il grido dopo, da solo
come un boato: “ Mi chiamo
Rigoberta Menchù”! Un boato
che mandi in frantumi almeno
i vetri del Palazzo, un urlo
che sovrasti perfino le voci
di tutti i predicatori. Così!

A uno a uno, e insieme, a ondate
ritmando solo il suo nome
“Mi chiamo Rigoberta Menchù”
insieme, tutti, cantando
quasi fosse una cascata di acque
un fiume fresco di suoni e acque
e lavare ogni immondizia
e ristorarci da ogni avvilimento
e che doni a tutti la gioia
dei mattini che sorgono, la gioia
alla terra di essere terra
e di fiorire ancora.

E anche tu prete vai in giro
con questo solo nome o
con tanti altri di quelle aldee
che sono tutti luminosi e squillanti
come il nome di Rigoberta
Menchù: il nome ad esempio
di suo padre bruciato vivo
alla presa dell’ambasciata
nella capitale: “ Io sono
il babbo di Rigoberta Menchù”
oppure “ Io sono il fratello minore”
il sedicenne bruciato vivo, ma dopo
infinite torture e dopo
aver sorriso a sua madre sulla piazza
avanti di ardere come una stella.
Oppure il nome di sua madre: “ Io sono
la mamma di Rigoberta Menchù
lasciata morire per lunghissimi giorni
mangiata viva dai vermi”
e il nome di altri, degli altri
suoi infiniti fratelli.

Oppure “ Io sono Petrona Chona
tagliata a pezzi dal guardaspalla
di Garcia il giovane quel vigliacco
figlio di presidente tagliata a pezzi
perché non ho voluto concedermi”.
E la litania è appena al Kyrie Eleison
ai primi nomi degli infiniti
nuovi nomi di santi che voi
mai canonizzerete, o prete:
anche tu vai di chiesa in chiesa
e innalza questi stendardi
nuovi ad ogni tua processione.
E quando parli dai pulpiti
o alzi l’ostia sul mondo, ala
anche il suo nome sul mondo
“ Mi chiamo Rigoberta Menchù”
come faceva Oscar Romero
in tutte le sue eucarestie
e vedrai vedrai quanto
finalmente sarai creduto.

E tu Papa, tu che non puoi
o non potresti non parlare se non
di poveri e di solidarietà
tu che vai in giro per tutti
i sette continenti del mondo
vai almeno per un anno
di paese in paese portando
solo questo nome “ Mi chiamo
Rigoberta Menchù” senza dire
“ vi porto Dio” non portare più
nessun dio, ma porta solo
questo nome, in silenzio, scritto
sulla mitria che brilli come
gemme nel sole “ Mi chiamo
Rigoberta” allora allora vedrai
come tutte le folle
esploderanno nel loro divino delirio
vedrai quanto sarai creduto e temuto
o Papa, da umili e grandi
e amato da tutti i poveri della terra.


E dunque, piccoli e grandi almeno
nel giorno di una domenica
andiamo tutti alla chiesa portando
alta la scritta “ Mi chiamo Rigoberta
Menchù” solo così
ogni bambina “Mi chiamo Rigoberta
Menchù” e ogni donna “ Mi chiamo
Rigoberta Menchù” e tutti del popolo
“ Mi chiamo Rigoberta Menchù”
e i diaconi e i subdiaconi e gli accoliti
tutti con la propria scritta intorno all’altare
“ Mi chiamo Rigoberta Menchù”
E poi i cantori compongano
quest’unico canto a una voce
“ Mi chiamo Rigoberta Menchù”
e ogni voce irrompa su altra
voce come una nuova Nicolaiewka
di De Marzi e sia il vero Gloria
nell’alto dei cieli e il nostro vero
Credo, la prova che davvero
ancora crediamo.



















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